Si è tenuta nel pomeriggio di oggi, presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, la presentazione del libro “Una vita tante storie. Tolone 9 settembre 1943 – Salerno 22 ottobre 1945” di Caterina Gammaldi, edito dalla cooperativa Natan Edizioni di Benevento.
Il libro, un’ iniziativa promossa da una delle cooperative di FederCultura Turismo Sport, è stato già presentato presso il Palazzo di Città di Salerno e ha fatto il giro del Sud Italia, specialmente nelle scuole.
Si tratta di un diario, una sorta di libro dei sogni, che rievoca il periodo di detenzione vissuto a Wietzendorf dal padre di Caterina, il medico Nicola Gammaldi, dal settembre del 1943 all’ottobre del 1945. All’ interno del diario ritroviamo il mondo che appariva agli occhi del medico salernitano, fatto prigioniero il 9 settembre del 1943 a nord est di Tolone.
Quando infatti nel ’43 l’esercito italiano si ritrovò improvvisamente senza direttive, i tedeschi presero il controllo, dividendo i militari italiani: c’era chi sceglieva di combattere al loro fianco e chi, invece, decise di resistere, finendo nei campi di internamento in Germania. Nicola Gammaldi fu tra questi. Le ripercussioni che i militari italiani subirono da parte dell' esercito tedesco furono molto dure, un esempio per coloro che sceglievano di ribellarsi. Durante la prigionia il padre di Caterina, nata proprio nelle baracche dei campi, tenne un diario, in cui conservò discorsi, annotazioni, storie, ma anche sogni culinari che si scambiò con gli altri commilitoni.
Il freddo, gli stenti, le umiliazioni e la sofferenza patita durante quella tragica esperienza, non vennero più nominati dopo il suo ritorno a casa.
L'autrice del libro, edito dalla Cooperativa Natan, contribuisce a gettare luce su una vicenda storica legata al secondo conflitto mondiale ancora poco indagata, la sorte dei militari italiani prigionieri definiti “internati militari”. Alla fine della guerra saranno infatti 40.000-50.000 i militari italiani scomparsi nei campi tedeschi, morti per fame, sevizie o uccisi per semplici rappresaglie. L’autrice ha tenuto fede alla sua convinzione che questa storia non potesse appartenere a lei sola, ricostruendo l’intera vicenda dai pochi documenti disponibili, qualche foto, un'agendina fittamente annotata, affinchè il ricordo del padre e delle vicende in prima persona vissute, potessero essere uno strumento di sensibilizzazione per le generazione future e servire da monito contro ogni tipo di violenza.
Poche parole pronunciate da Andrea Ferraris, Presidente di FederCultura Confcooperative, condensano bene la presentazione del libro: <Mille pagine di Ken Follett non riescono a rendere la storia della seconda guerra mondiale come le settanta pagine di Caterina Gammaldi, pubblicate da una piccolissima casa editrice di Benevento. Una bella soddisfazione per la "storia minore", e anche per l' "editoria minore">.
Sono intervenuti, oltre al Presidente Ferraris, il giornalista Piero Di Siena, il senatore e docente di Storia Moderna all'Università di Parma Paolo Corsini, Domenico Chiesa del CIDI di Torino, Antonio Conte presidente ANPI Benevento. L'autrice ha concluso così: <Dare un nome ad un numero, il numero da prigioniero di mio padre, sintetizza la gioia che provo per aver reso pubblica la mia storia>.
La scheda del libro