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EDUCARE ALLO SPORT SANO

EDUCARE ALLO SPORT SANO Risponde Beatrice Andalò, nostra responsabile di settore

Categorie: Sport Tags: sport sano,   cultura dello sport,   Beatrice Andalò

Inauguriamo il nostro sito ponendo qualche domanda a Beatrice Andalò, responsabile di settore e Presidente della cooperativa AM.IC.A di Pergine di Valsugana (Trento)
 

1. Quanto è diffusa la “cultura dello sport” in Italia?

Se per “cultura dello sport” si intende un insieme di pratiche e conoscenze sportive che si tramandano nel tempo, possiamo sicuramente affermare che la cultura dello sport è diffusa in Italia.
Lo dimostrano la ricchezza e la vivacità del mondo associativo, il numero straordinario di manifestazioni sportive, le pay-tv dedicate e tutto il mondo che ruota attorno a queste iniziative. Quello che forse è più carente è una cultura sana dello sport.
Se si dice sport, la maggior parte delle persone pensa agli sport di squadra, alle partite, alle gare e ai fatti di cronaca che riguardano sportivi, tifosi e dirigenti. Invece sarebbe importante che dicendo sport si iniziasse a pensare alle infinite possibilità di movimento quotidiano così importanti per uno stile di vita sano e per il benessere psicofisico dell’individuo.
Lo sport è anche salute.


2. Quali sono gli aspetti su cui occorre ancora migliorare?

Credo siano due: educare allo sport ed ampliare i significati da dare alla parola sport.
Quando parlo di educazione sportiva, mi riferisco ai bambini, che dovrebbero crescere facendo movimento e praticando sport quotidianamente, come quotidianamente vanno a scuola e si lavano i denti. Lo sport, così praticato, potrebbe offrire un contributo notevole sia alla costruzione di un sano stile di vita, sia allo sviluppo di alcuni valori e di life-skills fondamentali. Penso, ad esempio, al lavoro di squadra, alla necessità di impegnarsi per ottenere sempre migliori risultati, alla capacità di muoversi dentro ad un sistema di regole.
Il secondo aspetto, riagganciandomi alla risposta precedente, è contribuire ad ampliare le possibili accezioni della parola sport includendovi il movimento quotidiano e le attività meno strutturate che negli ultimi anni hanno iniziato a diffondersi in maniera massiccia soprattutto tra i più giovani.


3. Quanto è importante diffondere la “cultura dello sport” nelle scuole e in altri ambienti?

Il contesto scuola è fondamentale, perché la scuola dopo la famiglia, rappresenta il principale luogo di formazione.
L’ideale sarebbe riuscire a creare una sinergia forte tra il mondo scolastico e quello dell’associazionismo sportivo per dar vita a contesti in grado di veicolare messaggi educativi coerenti sul movimento e sullo sport.
E’ un obiettivo da porsi per i prossimi anni.

 
4. Ci parli di lei. Di che cosa si occupa la sua cooperativa?

La mia cooperativa si chiama AM.IC.A, acronimo di Attività Motorie, Itinerari Corporei, Animazione.
Io ed alcuni amici l'abbiamo fondata alla fine del 2007;  la nostra sfida era di contribuire a diffondere una cultura del corpo, del movimento e dello sport come base essenziale delle buone pratiche di vita quotidiana.
In quest’ottica progettiamo e realizziamo laboratori e percorsi di attività motoria, psicomotoria, fisica e sportiva, eventi e iniziative ricreative che mettono al centro della proposta educativa la persona che con il proprio corpo si muove e vive. Abbiamo diversi settori di attività: area N.E.Mo (Nido Eco Motorio) che gestisce servizi 0-3 il cui progetto pedagogico-educativo ruota attorno alla proposta motoria; area CRE.A (CREscere Attivi) che gestisce i progetti nelle scuole, le iniziative estive e quelle rivolte alle famiglie; area 3° E.T.A' (Essere Tutti Attivi) che si occupa di attività motoria per anziani a 360°; l'area PERCORSI che progetta interventi inclusivi e di supporto alla disabilità e al disagio attraverso la corporeità, il movimento e lo sport.

 
5. Come si immagina la sua cooperativa tra qualche anno?

Non la immagino molto diversa da oggi, però mi piacerebbe che sul territorio nazionale nascessero altre cooperative che, in collaborazione con il mondo associazionistico e il mondo cooperativo, lavorassero sul proprio territorio di riferimento per contribuire alla diffusione di una sana e ampia cultura dello sport.

 

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