La Cooperativa Alchemilla opera nell’ambito dell’infanzia e nasce dalla volontà di dare vita ad una realtà multisettoriale sotto l’insegna dell’arte, della cultura e del sociale. La cooperativa realizza laboratori, corsi di formazione e progetti che partono dall’insegnamento teatrale per estendersi a tutti i settori artistici. I bambini diventano, in modo innovativo, il cuore di processi partecipativi che coinvolgono l’intera comunità; Alchemilla infatti ritiene che ogni investimento nell’infanzia possa incidere a lungo termine sul benessere di tutti.
Abbiamo intervistato Francesca Gentile, uno dei soci fondatori, per approfondire i percorsi realizzati dalla cooperativa.
Alchemilla nasce per rispondere a esigenze di crescita comunicativa, di formazione artistica e di inclusione sociale. Quali sono le attività principali su cui lavorate per raggiungere questi obiettivi?
Abbiamo due focus principali: quello dell’educazione creativa e relazionale dei bambini e quello di promozione della partecipazione dei genitori. Per quanto riguarda le attività rivolte a più piccoli, indicativamente dai 0 ai 6 anni, intendiamo fornire loro strumenti artistici in grado di sviluppare competenze relazionali che li aiuteranno nel loro percorso di crescita. Per i genitori abbiamo attuato degli interventi di inclusione sociale che li hanno visti diventare promotori di iniziative rivolte alle scuole e al territorio: condividendo l’esperienza artistica si sono create relazioni che vanno oltre la semplice condivisione dei medesimi servizi.
La cooperativa si è sviluppata dall’unione delle esperienze dei soci nei campi della pedagogia, dell’arte e del sociale, ma soprattutto possiede uno stampo di matrice teatrale. Quanto è importante quindi per voi l’insegnamento del teatro, specie sin dai primi anni di età?
Il teatro è una forma artistica importantissima che permette una crescita armonica. Innanzitutto insegna a relazionarsi, a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni e ad interagire con gli altri. Consente lo sviluppo di un’intelligenza poetica, offre cioè la possibilità di maturare capacità immaginative e creative e un pensiero divergente. Non da ultimo mette al centro il corpo, che poco viene considerato nei processi formativi e che invece è la base del nostro benessere.
Tra i vostri numerosi progetti, è sicuramente di grande attualità “Una scuola senza confini” che consente l’abbattimento delle barriere culturali a favore dell’integrazione e dell’inclusione sociale. In che cosa consiste?
Il progetto nasce dalla collaborazione con il Comune di Milano e l’Università Cattolica di Milano ed è stato realizzato presso la Scuola dell’Infanzia Montevelino, un istituto con un’alta percentuale di bambini stranieri. Il nostro obiettivo è quello di coinvolgere le mamme di questi bambini in attività artistiche e teatrali, costruendo ponti espressivi che superino le barriere linguistiche. È stata davvero una grande soddisfazione vedere queste mamme, che spesso hanno uno scarso riconoscimento sociale, acquisire un ruolo all’interno della comunità scolastica. Il passaggio successivo sarà coinvolgerle in azioni che riguardano il quartiere in cui vivono.
Per il futuro quali sono i progetti della cooperativa?
Ci piacerebbe sviluppare ulteriormente uno scambio con forme artistiche e comunicative differenti che ci permettano di amplificare l’impatto dei progetti e dare voce alle persone con cui lavoriamo. Siamo stati selezionati all’interno del progetto IC – Innovazione Culturale di Fondazione Cariplo con un progetto sul tema dell’autorialità dei bambini: nei prossimi mesi lavoreremo per definire come i bambini piccoli possano diventare autori di contenuti poetici relativi a mostre, musei, manifestazioni artistiche e come, in questo modo, si possano avvicinare le famiglie a queste istituzioni culturali. Un’occasione preziosa per mostrare ai grandi che lo sguardo dei bambini sul mondo ha molto da insegnarci.