La Cooperativa Cultura Popolare ha alle spalle 40 anni di lavoro nel mondo della cultura. Nel 2014 ha ideato un percorso di ristrutturazione importante, che ha portato un gruppo di giovani nella governance della cooperativa. Un sistema per rinnovarsi e rinnovare. Da quest’idea nasce il Cultura Impresa Festival che estende tale confronto sul settore culturale. Come si può fare per dare maggiore visibilità alle imprese che operano nel settore dell’arte, della musica, dello spettacolo e che portano avanti la nostra importante tradizione? Su quali progetti e iniziative occorre investire? Come si può collaborare per lavorare a un obiettivo comune? Per avere un quadro dettagliato del progetto abbiamo intervistato Chiara Laghi, Presidente della Cooperativa Cultura Popolare e parte del comitato ideatore del Festival.
Come avete ideato questo festival e perché?
Cultura Impresa festival è nato da una riflessione interna alla nostra cooperativa, Cultura Popolare, in un centro di provincia che è Faenza in un momento in cui la cooperativa doveva ripensarsi sia in termini di compagine sociale e amministrativa, sia in termini di servizi e attività realizzate. La nostra cooperativa ha infatti più di quarant'anni e non era mai riuscita ad operare un vero e proprio rinnovo avendo difficoltà a inserire i giovani. Questo percorso è stato fatto con il rinnovo cariche del 2014 e ha condotto verso un profondo confronto interno su cosa significhi oggi fare impresa culturale. Da qui l'idea di condividere le nostre domande con gli operatori culturali locali (non solo cooperativi) e di farne un festival; abbiamo poi posto il tema all'interesse di FederCultura a diversi livelli, e oggi, a tre anni di distanza, eccoci qua con un festival itinerante sul territorio nazionale, segno che il tema è oggi più che mai attuale.
Quanto è importante il ruolo delle cooperative che operano nell’ambito della cultura per la valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale?
Il ruolo delle cooperative è fondamentale non solo perché è proprio grazie al mondo della cooperazione che molti siti e luoghi artistici e culturali continuano ad essere attivi e "vivi" nel nostro Paese, ma anche perché il modello cooperativo è un modello che parte dai territori, valorizzandone eccellenze e capacità e traducendole in sviluppo e promozione, mantenendo sempre al centro la persona anche nella produzione culturale. Questo è davvero importante se si parla di impresa culturale oggi, poiché ciò genera sviluppo sociale e dei territori, non solo economico.
Qual è l’obiettivo primario da raggiungere in questo momento per le cooperative culturali?
Sicuramente cercare di essere incluse in una definizione futura di impresa culturale, analogamente a quanto fatto per la definizione di impresa sociale, svolgere un ruolo nel dibattito su questi temi a tutti i livelli e, non meno importante, saper innovare anche nella valorizzazione e nella promozione culturale senza aver paura di osare. La cultura ha sempre saputo costruire spingendosi oltre i metodi già consolidati. Dobbiamo chiedere alle cooperative di sognare ancora, soprattutto in un periodo economicamente incerto come quello che stiamo attraversando da anni.
E quello del Cultura Impresa Festival?
Cultura Impresa Festival vorrebbe proprio sognare, guardare al futuro e far sì che da questi tavoli di confronto possano emergere proposte concrete per nuove politiche culturali locali e nazionali. Idee "dal basso" ce ne sono molte, la chiave è metterle insieme e costruire un progetto per uscire dalla logica delle rivendicazioni e delle critiche, facendo rete in modo concreto.
Perché le cooperative, ma anche altre realtà e imprese, dovrebbero partecipare a questa manifestazione itinerante?
L’obiettivo è mettere insieme le idee che se condivise possono portare vantaggio per tutti. Sarebbe la dimostrazione che ancora oggi in Italia è possibile lavorare in questo settore meraviglioso, fatto di attività e professionalità diverse, e tuttavia unite dalla medesima passione.