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Il doppiaggio: un’altra sfera della recitazione!

Il doppiaggio: un’altra sfera della recitazione! Intervista a Lucia Valenti, Presidente ODS, cooperativa di professionisti del doppiaggio

Categorie: Le nostre storie, Spettacolo Tags: Lucia Valenti,   ODS,   doppiaggio professionale,   cartoni animati,   South Park,   estero,   spettacolo

Oggi scambiamo due parole con Lucia Valenti, Presidente della Cooperativa ODS di Torino. La ODS nasce trent’anni fa con l'obiettivo di dare vita a una struttura in grado di dare supporto amministrativo e concreto a coloro che operano nel mondo del doppiaggio e della formazione professionale legata al settore "spettacolo". Conosciamo da vicino questa interessante novità.

Partiamo con una curiosità: da dove nasce l’idea di fare il doppiatore?
Nel mio caso dall’idea di fare l’attrice. È così che ho cominciato, l’incontro con il doppiaggio è stato casuale e posso garantire che nella maggior parte dei casi succede la stessa cosa. All’inizio si è inesperti in questo settore,  ma pian piano se ne capiscono i meccanismi  e si comincia ad amarlo profondamente. Il doppiaggio ti permette di vivere una vita molto più regolare rispetto a quella dell’attore, per questo, avendo una famiglia è più facile conciliare la realtà personale con quella lavorativa.

Quando e perché nasce la Cooperativa ODS?
La nostra cooperativa nasce nel 1983 da un gruppo di giovani doppiatori, me compresa, il cui scopo era quello di dare una piattaforma solida al doppiaggio nella città di Torino. Realtà come Roma o Milano all’epoca erano già molto avanti al confronto e noi volevamo dare appoggio  al lavoro dei doppiatori torinesi, anche dal punto di vista amministrativo e burocratico.

Tornando indietro nel tempo, qual è stato l’attore più difficile da doppiare?
Sicuramente gli attori più difficili da doppiare sono quelli meno bravi, mi riferisco in particolare a quelli che recitano nelle telenovelas.  A volte è difficile riuscire a stare “incollati” al personaggio e al tempo stesso cercare di dargli un po’ di vita, evitando la teatralità. Quando, invece, ti capitano attori molto bravi è l’esatto opposto, basta lasciarsi trasportare dalla loro bravura per ottenere un ottimo doppiaggio.

Se dovesse ricordare uno dei momenti più divertenti della sua carriera?
In definitiva direi che doppiare i personaggi del cartone animato di South Park ha contribuito ad arricchire molto il nostro archivio dei momenti esilaranti! I ricordi migliori li ho proprio legati a questa serie. Ci sono alcuni dialoghi pesanti, certo, ma a volte davvero spiritosi.

E uno dei più difficili?
Forse nel momento in cui la cooperativa doveva ancora affermarsi. In quel periodo lavoravamo spesso  tra Milano e Roma piuttosto che a Torino. È stato abbastanza complesso soprattutto per me che sono Presidente. Con le difficoltà della Fiat poi, abbiamo ricevuto un duro colpo. In seguito, date le problematicità a farsi riconoscere nel mondo del doppiaggio in Italia, abbiamo cercato di farci strada all’estero e procurare così clienti che erano intenzionati a promuovere i loro prodotti nel nostro paese e avevano ovviamente necessità di passare attraverso la fase del doppiaggio. Oggi tutto il lavoro e i sacrifici che abbiamo fatto stanno dando i loro frutti,  in particolar modo quest’anno.

Tornando all’inizio, come si diventa doppiatori?
È un mestiere impegnativo che richiede anni di studio. Alcuni, come nel mio caso, partono dal teatro e quindi si avvicinano al doppiaggio, altri invece devono prima comunque studiare recitazione e dizione, ma solo dopo circa un anno cominciano ad approcciarsi alla disciplina.

Qual è la giornata tipo di un doppiatore?
Si comincia dal mattino. Solitamente si arriva in studio un po’ prima per capire che cosa si deve fare e chi si deve doppiare. In genere si hanno tre turni da tre ore l’uno, con solo qualche minuto di pausa. Per questo a volte si finisce con l’avere sulle spalle nove o dieci ore di lavoro. Una volta in studio è fondamentale cercare di isolarsi e mantenere la concentrazione.

Quale consiglio darebbe ad un giovane che voglia intraprendere questo percorso?
Lo sosterrei perché è un mestiere molto bello e interessante, ma al tempo stesso lo metterei in guardia. Deve essere cosciente del fatto che non si tratta di un gioco. Dietro al divertimento e alla passione vi è tanto, tantissimo esercizio  che si deve costantemente praticare. Le  migliori qualità che un doppiatore possa  avere sono la pazienza e la determinazione, mai farsi scoraggiare dalle difficoltà di fronte a cui questo lavoro ti pone. 

 

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